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Questo articolo è stato scritto:

Avv. Alessandra Sbressa Agneni

Autrice per Giuffrè Editore

Autrice di opere per UTET Editore

Autrice di opere per CEDAM Editore

Iscritta all'Albo degli Avvocati di Verbania

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La violenza sulle donne costituisce un fenomeno di cui si sente sempre più spesso parlare nella società odierna e i dati sono piuttosto allarmanti.
Basti pensare che in Italia, all'inizio dell'anno, il 31,9 % delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita ed il 54 % delle donne tra i 16 e i 70 anni hanno subito violenza negli ultimi dodici mesi, per un totale di 1.150.000 donne (dati forniti dal Ministero degli Interni).


Nella Risoluzione del 13 marzo 2007 del Parlamento Europeo sull'uguaglianza di genere 2006-2010 si afferma che “la violenza contro le donne è la più diffusa violazione dei diritti dell'umanità senza limiti geografici, economici o sociali, nonostante gli sforzi messi in opera a livello nazionale, comunitario ed internazionale; il numero di donne vittime di violenza è allarmante, considerando che tale violenza comprende tutti gli atti di soprusi e prevaricazioni contro il genere femminile che si traducono o possono tradursi in lesioni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà sia nella vita pubblica che nella vita privata”.

La violenza può manifestarsi sotto diverse forme: violenza fisica che consiste in qualsiasi forma di aggressività e di maltrattamento contro la persona, il suo corpo e le cose di sua proprietà e spesso viene esercitata con furia; violenza sessuale che spesso comporta aggressioni fisiche quali lo stupro, il tentativo di stupro, lo stupro di gruppo; l'abuso sessuale intrafamiliare; le molestie sessuali (verbali, relazionali, visive, fisiche); violenza economica che consiste in forme dirette ed indirette di controllo dell'indipendenza economica e che limitano o impediscono di disporre del proprio denaro, di fare degli acquisti, avere un proprio lavoro; violenza psicologica che consiste in attacchi diretti a colpire la dignità personale, in forme di mancanza di rispetto e in atteggiamenti volti a ribadire di continuo lo stato di subordinazione e di inferiorità della persona.

Tale ultima forma di violenza può manifestarsi tramite vere e proprie persecuzioni e molestie assillanti (telefonate, sms, e-mail, continue visite indesiderate e addirittura pedinamento e raccolta di informazioni sulla persona e sui suoi movimenti). La persecuzione può sfociare fino a delle vere e proprie minacce. Tale comportamento è comunemente noto con il termine stalking (“appostarsi”) e può essere attivato non solo da parte di sconosciuti, ma anche da componenti del complesso familiare di solito mossi dal risentimento o dalla paura di perdere la relazione con quella determinata persona.

Un'altra forma di violenza psicologica consiste nella specifica volontà di allontanare la persona dal posto di lavoro spingendola a dare le dimissioni, fenomeno questo assai diffuso e noto a tutti come mobbing.
La violenza avviene principalmente all'interno delle mura domestiche e viene esercitata da familiari, parenti, amici, conviventi e conoscenti stretti della vittima. La violenza subita da parte del partner, marito, fidanzato o padre è la prima causa di morte e invalidità permanente per le donne di età compresa tra i 16 e i 44 anni.

L'ambito familiare si conferma dunque quello più a rischio in cui può sfociarsi la violenza. Uomini dal cuore di pietra o dal cuore sospeso tra la moralità e l'amoralità, tra la normalità e la falsa apparenza la cui unica soddisfazione nella propria vita è rappresentata dall'atteggiamento continuo di sottomettere e di mancare in ogni modo di rispetto in forma di violenza psicologica e/o fisica alla propria compagna.
Si tratta di un problema che coinvolge l'intera comunità, riguarda tutti ed è necessario cercare di eliminarlo o quanto meno arginarlo. A questo proposito occorre una rete di collaborazione tra enti e istituzioni per combattere la violenza e tutelare le numerose vittime che la subiscono. Fondamentale è anche la prevenzione e fare formazione nelle scuole, far capire già ai giovani, agli adolescenti l'importanza del rispetto reciproco tra uomini e donne. Importante è anche la sensibilizzazione necessaria per sconfiggere l'indifferenza.

La violenza è un fenomeno che può riguardare chiunque, donne e uomini di ogni età, sesso, razza, nazionalità, estrazione sociale e culturale.
Chi subisce maltrattamenti o violenza, che sia fisica o psicologica, il più delle volte minimizza, giustifica la persona che gli ha procurato la violenza, si sente responsabile per aver scelto, sposato quell'uomo, è afflitta dal senso di colpa, ritiene che la violenza sia inclusa nel proprio matrimonio, la nega a parenti e amici.

Solo il 15 % delle donne che subisce violenza decide di sporgere denuncia; molte volte la donna decide di non denunciare la violenza subita per paura, vergogna e solitudine. Di solito, la donna inizialmente fa leva sulle sue forze personali per cercare di uscire dalla situazione della violenza subita, poi si rivolge ai parenti e infine alle istituzioni. Parlare della violenza è dunque il primo passo per uscirne, anche se il percorso per la ricerca d'aiuto può essere lungo e difficile.

Un modello da tenere in considerazione per il contrasto della violenza alle donne, potrebbe essere la legge spagnola in base alla quale sono stati istituiti in accademia corsi di studi di genere e di pari opportunità.
Ottimi strumenti di contrasto alla violenza sulle donne sono, tra i più recenti, il Protocollo di Intesa della Provincia di Novara, per la prevenzione delle violenze domestiche, siglato nel marzo del 2007 anche dalla Consigliera di Parità Provinciale; quello siglato anche dalla Consigliera Provinciale di Torino, sempre nel 2007 a prevenzione e tutela contro le discriminazioni; quello della Provincia di Pescara, del febbraio 2007, con la partecipazione della Consigliera Provinciale, sull'inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza e maltrattamenti.

Una novità importante è costituita dal progetto di apertura degli “Sportelli violenza contro le donne” su tutto il territorio nazionale presentato dal Ministero per la Salute nell'ambito del “Nuovo piano per la promozione e tutela della salute delle donne e dei bambini”. Tali sportelli attivati principalmente in ambito ospedaliero, avranno particolare attenzione all'attività di Pronto Soccorso, offriranno accoglienza, ascolto e informazione alle donne che presentano caratteristiche collegabili direttamente o indirettamente ad una storia di maltrattamento e abuso.
A partire dal 2008 gli “Sportelli Violenza contro le Donne” saranno attivi presso tutte le ASL.

E' tra l'altro in corso l' iter di approvazione del Ddl presentato dal Governo nel mese di gennaio 2007 per rafforzare la sensibilizzazione, la prevenzione e la repressione di violenze, anche in ambito familiare, maturate a causa del genere e di forme di discriminazione e di prevaricazione su soggetti deboli, anche anziani, minori e disabili. Il Ddl sviluppa particolari misure di sensibilizzazione e prevenzione e riconosce diritti particolari alle vittime della violenza prevedendo l'ampliamento della tutela processuale sia in sede penale che in sede civile.

Saranno inoltre previste nuove fattispecie di reato: per addescamento di minori attraverso la rete internet e per “atti persecutori” (stalking). Saranno infine disciplinate nuove “aggravanti speciali” per il reato di violenza sessuale commesso dal coniuge, ovvero commesso ai danni di una donna in stato di gravidanza.

 

 

 

Articolo dello Studio Legale Sbressa Agneni

Articolo pubblicato nella sezione " Persona e Danno "

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"Famiglia e Persone" UTET Giuridica

Scritto da AVV. SBRESSA AGNENI

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