La moglie che ama condurre una vita libertina, coltivando soltanto i propri interessi e i propri spazi individuali e non dando alcun contributo alla gestione della vita familiare, rischia di vedersi ridurre l'assegno divorzile. L'avvertimento ai coniugi poco dediti alla vita familiare arriva dalla prima sezione civile della Suprema Corte che con la sentenza n° 28892/2011 depositata il 27.12.2011 spiega ancora una volta come si deve determinare la misura dell'assegno da corrispondere alla propria ex moglie. In tema di divorzio, una volta stabilito che alla ex moglie spetta l'assegno divorzile per consentirgli di mantenere il tenore di vita matrimoniale, il Giudice deve poi procedere alla determinazione in concreto dell'assegno compiendo una valutazione ponderata e bilaterale dei criteri indicati nello stesso art. 5 della legge sul divorzio ( ragioni della decisione, contributo personale ed economico dato da ciascun coniuge alla conduzione familiare, contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione familiare ed alla formazione del patrimonio di ciascuno o a quello comune, i redditi di entrambi e la durata del matrimonio), che quindi agiscono come fattori di moderazione e diminuzione della somma considerabile in astratto. Nel caso di specie, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito che avevano liquidato alla ricorrente un assegno di euro 200 mensili, prendendo in considerazione per un verso la durata del matrimonio e per l'altro lo scarso contributo dato dalla donna nella gestione complessiva della vita familiare, alla luce della sua condotta di vita libertina tenuta durante gli anni della convivenza matrimoniale.
Articolo dello Studio Legale Sbressa Agneni
Articolo pubblicato nella sezione " News dalla Corte "
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