Sono passati 40 anni dalla prima legge a favore del divorzio in Italia e più di 20 anni dalla riduzione da cinque a tre anni del periodo di separazione obbligatorio prima di poter chiedere il divorzio ed ottenere lo scioglimento definitivo del vincolo coniugale ed in Parlamento dopo nove anni si torna a discutere per ridurre ulteriormente tale periodo di intervallo obbligatorio ed introdurre il cosiddetto” divorzio breve”. In particolare, i tre anni di separazione ora obbligatori saranno ridotti ad uno se la coppia non ha figli e a due se la coppia ha prole minorenne. In pratica, se la legge venisse approvata per tornare liberi ci vorrebbe meno tempo rispetto ad oggi, a patto che i coniugi trovino prima un accordo sulle questioni economiche. Va da sé che le controversie su beni, alimenti e mantenimento, affidamento dei minori allungheranno i tempi. Secondo l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, la durata media per le cause di divorzio nei nostri tribunali è di giorni 582, da aggiungere ai tre anni di separazione imposti dalla legge. In Francia la situazione non migliora di molto poiché i giorni d'attesa sono 423. In Germania bastano dieci mesi, in Olanda tre. In alcuni paesi vi è addirittura la tendenza a semplificare le procedure trasformandole in mere pratiche amministrative, sottraendole così ad un controllo giurisdizionale. La Chiesa contraria da sempre al divorzio in qualunque forma è ovviamente contraria ad abbreviare l'attesa, preferendo concedere ai litiganti più tempo ovvero i tre anni attuali per cercare di mettere insieme i cocci della famiglia in crisi e dare così la possibilità di ripensarci e di riconciliarsi. Se anche in Italia il divorzio sarà breve si correrà il rischio che anche il matrimonio diventi sempre più breve e che ci si sposi sempre più superficialmente perché intanto c'è il “divorzio breve”!