Avv. Stefania Sbressa Agneni Avvocato Matrimonialista Autrice per Giuffrè Editore  Responsabile AMI Sezione Territoriale di Verbania Scrive per la rivista La Grinta di Vercelli

Preg.mo Avvocato Stefania Sbressa Agneni,

Le scrivo perchè dopo anni e anni di sacrifici, umiliazioni quotidiane e mancanza di rispetto anche nelle piccole cose (non sai fare nulla neanche lavare i piatti o tagliare il pane!), ho deciso di riprendere in mano la mia vita intendendo chiedere la separazione legale. Per più di quindici anni ho permesso che mio marito gestisse le entrate di casa, compreso il mio piccolo stipendio che sono riuscita a crearmi con delle piccole collaborazioni presso una sartoria. 

Mi sono sempre fidata di lui e per debolezza ma anche per quieto vivere ho accettato passivamente che decidesse tutto lui. La fiducia totale mi ha addirittura portato a firmare alcune cambiali per l'acquisto di una tabaccheria. In cambio di tanta disponibilità lui mi dava solo i soldi per la spesa quotidiana, negandomi tutto persino di andare dal parrucchiere o a fare una vacanza.

Ogni sera a tavolino faceva i conti su quanto avevo speso al supermercato, lamentandosi dei costi elevati. Ho deciso di uscire per sempre da questa forma di schiavitù e vorrei sapere se posso addebitare a lui la separazione? (Mirella, Vercelli)

Cara Mirella,
ho scelto la Sua lettera perchè mi dà l'opportunità di affrontare un tema che accomuna molte coppie che con il tempo vengono inevitabilmente a trovarsi in una situazione in cui l'unica via d'uscita è la separazione. Spesso, come nel Suo caso, la richiesta di separazione è un vero atto di coraggio ed anche il mezzo per poter salvare la propria vita da una forma di violenza subdola da cui fortunatamente ci si può e ci si deve difendere.

Può chiedere la separazione con addebito al marito e nella causa può fare presente che lei è stata vittima di violenza economica che legittima anche la richiesta di risarcimento del danno. In tutti questi anni Lei ha subito una forma di oppressione subdola che purtroppo nelle famiglia italiane è attualmente in ascesa. Secondo l'Istat oltre il 37% delle donne si trova a subire questa situazione di totale sottomissione economica del partner che vuole controllare tutto in modo ossessivo ed incisivo distruggendo così progressivamente il rapporto di coppia e la famiglia.

Faccio presente che nel matrimonio anche le decisioni circa la gestione del denaro possono essere sempre modificate dai coniugi. Per esempio, se al momento del matrimonio o della convivenza, venga consigliato alla partner di smettere di lavorare per varie motivazioni si possono chiedere delle garanzie: come aprire un conto corrente cointestato con firme disgiunte, essere titolare di bancomat o carta di credito relativi a questo conto, sottoscrivere una polizza pensionistica per tutelare il proprio futuro.

Nel caso di acquisto di immobile è consigliabile che la casa sia intestata al 50%. In ogni caso è opportuno conoscere sempre l'ammontare delle entrate e delle uscite della propria famiglia, tutelarsi quando si è economicamente più deboli e soprattutto mettere subito in chiaro la modalità di gestione del denaro al fine di prevenire ed evitare situazioni spiacevoli come quella che ha dovuto subire Lei per troppi anni.

Infine mi viene in mente una frase di Honorè de Balzac che diceva“ l'amore che economizza su tutto non è mai vero amore”.

NEW DALLA CORTE: ESSERE A CONOSCENZA DEL TRADIMENTO NON GIUSTIFICA L'ADDEBITO DELLA SEPARAZIONE.
Con la sentenza n°16270/2013 la Corte di Cassazione ha precisato che non può essere inflitta la separazione con addebito alla moglie quando il marito era a conoscenza dei tradimenti del coniuge senza che questo fosse stato considerato con sicurezza e certezza l'elemento di rottura del matrimonio.