Questo articolo è stato scritto da:
Avv. Stefania Sbressa Agneni
contatto diretto mobile : +39 340 79 65 261
Autrice per Giuffrè Editore
Scrive per la rivista di Vercelli La Grinta
Autrice per diversi blog giuridici
Iscritta all'Albo degli Avvocati di Verbania
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Il marito che apre la corrispondenza intestata alla moglie, anche se si tratta solo delle bollette relative alle utenze, commette il reato di violazione di corrispondenza.
Ad affermarlo è la quinta sezione penale della Corte di Cassazione con la sentenza n.18462/2016 che ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo avverso la condanna inflitta dal giudice d'appello per il delitto ex art.616 del codice penale.
La moglie che era già fuori casa mentre era in corso il procedimento di separazione, aveva presentato querela, lamentando che l'uomo anziché inviarle la posta al nuovo indirizzo, come da lei espressamente richiesto, aveva pensato bene di aprire la sua corrispondenza.
La Suprema Corte confermava la condanna, affermando che per il reato di cui al primo comma dell'art.616 c.p. è “ sufficiente la consapevolezza di prendere conoscenza del contenuto di corrispondenza diretta esclusivamente ad altri”. E a nulla rileva “ la presa di conoscenza delle missive contenenti bollette afferenti i consumi delle utenze pertinenti la casa coniugale”.
La Suprema Corte conferma il reato e condanna l'uomo a pagare le spese di giudizio e 1.000 euro a favore della cassa per le ammende.
Articolo dello Studio Legale Sbressa Agneni
Articolo pubblicato nella sezione " News dalla Corte "
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
ASSISTENZA LEGALE
Ti serve assistenza legale su questo argomento ? Contatta subito lo Studio Legale Sbressa Agneni, compila il nostro modulo di consulenza online / telefonica.
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
