L'infedeltà coniugale può essere fonte di risarcimento del danno non patrimoniale se da essa discende un danno ingiusto che determini una lesione di diritti costituzionalmente garantiti, come la salute, la privacy, l'onore, l'immagine.
Siamo nel campo della responsabilità extracontrattuale, disciplinata dall'art. 2043 del codice civile.
Il tradimento oltre a essere motivo di addebito della separazione, determina l'obbligo del risarcimento del danno specie se il tradimento si sia consumato secondo modalità particolarmente lesive.
Perché il coniuge tradito possa avere diritto al risarcimento del danno occorre che lamenti una lesione di un diritto non patrimoniale che sia meritevole di tutela costituzionale.
Chi agisce in giudizio deve provare l'infedeltà, il danno e il nesso di causalità tra i due cioè se deve provare che l'infedeltà ha causato il danno.
Tale danno secondo la Suprema Corte, non potrà consistere nella sola “sofferenza psichica”, ma dovrà avere le caratteristiche di una vera e propria lesione della dignità “ causata dall'infedeltà, come ha stabilito la Corte di Cassazione nella sentenza n. 6598 del 7 marzo 2019.
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Articolo dello Studio Legale Sbressa Agneni
Articolo pubblicato nella sezione " Buono a sapersi "
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