Preg.mo avvocato Stefania Sbressa Agneni,
il matrimonio tra me e mia moglie è in crisi dopo che lei ha incominciato a prosciugare il conto corrente spendendo somme ingenti di denaro in acquisti vari per sé e per nostra figlia. Le cose che compra sono costose ed inutili e soprattutto al di sopra delle nostre possibilità. Inoltre, ultimamente si è iscritta ad un circolo di golf ed ad un corso di equitazione, spendendo tantissimo per seguire queste attività, di cui era già appassionata prima di conoscere me.
Tempo fa mi ha promesso di non farlo più, ma poi ci è ricascata. Davanti alle vetrine non si controlla: entra e compra anche cose che non servono. Per molto tempo ho ripianato tutti i suoi debiti contratti con vari negozianti, ho chiesto finanziamenti ed ho addirittura litigato aspramente con alcuni. Non c'è stato nulla da fare e più passava il tempo e più mia moglie continuava a spendere senza criterio e così ho deciso di chiedere la separazione. Ora lei vuole addebitarmi la separazione, sostenendo che io non mi sarei dovuto permettere di sottrarle le carte di credito e gli altri mezzi di pagamento. Vorrei sapere che colpa ho di questa situazione?
(Francesco '75)
Caro Francesco,
Lei non ha nessuna colpa, stia tranquillo. Semmai è a sua moglie che spetterebbe l'addebito della separazione. Sua moglie sta adottando un comportamento che rientra nell'ambito del cosidetto “ shopping compulsivo”, un disturbo della personalità riconosciuto da molti studiosi, ma non ancora dalla “Bibbia” delle malattie mentali, cioè il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Una recente sentenza della Corte di Cassazione, su un caso simile, ha confermato una sentenza della Corte d'Appello di Bologna che, di fronte alla lucidità della donna ad alla rivendicazione delle proprie condotte di shopping maniacale, aveva stabilito l'addebito della separazione alla donna.
La motivazione della Cassazione fa riferimento ad una precedente sentenza delle Sezioni unite penali che affermava che non tutti i disturbi della personalità escludono a priori l'imputabilità, essendo necessaria sempre una verifica della specifica situazione.
Nel caso de quo, la consulenza d'ufficio aveva certificato la piena capacità di intendere e di volere della moglie ed il giudice aveva perciò stabilito la consapevolezza della donna per non avere dato un limite ad una condotta che aveva compromesso il legame matrimoniale.
Si precisa che questa consulenza online è stata fornita dietro pattuito compenso forense.
Articolo dello Studio Legale Sbressa Agneni
Articolo pubblicato nella rubrica " Diritto e Sentimenti "
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